Mozart 2.0, il musical: un inno alla libertà di esprimersi

È un progetto innovativo, sperimentale e giovane, che consente al pubblico di immedesimarsi in ciò che i personaggi provano ma soprattutto in ciò che ognuno di noi porta in scena: un insieme di colori, di emozioni bellissime》

È con queste parole cariche di entusiasmo che la talentuosa performer Elisa Borsoi mi ha presentato Mozart 2.0 – il musical, il nuovissimo spettacolo di cui fa parte e che proprio in questi mesi ha cominciato la propria avventura, iniziando a farsi strada sui palcoscenici italiani.

Fotografia di Sergio Rossi

La realizzazione è a cura della compagnia Corto Circuito e rivisita la storia di Mozart in chiave moderna, ispirandosi  a Mozart Opera Rock, allestimento francese di qualche anno fa. Immagina un Mozart che vive ai giorni nostri e si misura con il mondo e le dinamiche delle case discografiche: oggi come reagirebbe il pubblico al suo genio? Lo capirebbe?

Mattia Cavallari è Mozart/Fotografia di Sergio Rossi

Già nella sua epoca, Mozart era considerato alla stregua di una rockstar》mi ha raccontato Elisa. 《Nel nostro spettacolo, dove è interpretato da Mattia Cavallari, raccontiamo come non abbia mai avuto paura di dire quello in cui credeva. È uno spirito libero, nell’arte e nella vita e con grande forza lotta per esprimere la propria genialità, perché sa che è giusto farlo. E riuscirà a crescere e maturare per il bene della propria musica

Elisa Borsoi è Aloysia Weberg Rosenberg/Fotografia di Sergio Rossi

Il ruolo di Elisa è invece quello di Aloysia Weberg Rosenberg, la prima manager di Mozart, all’inizio con poca esperienza dell’ambiente discografico e poi più navigata, pronta ad utilizzare metodi e mezzi anche discutibili per raggiungere i propri obbiettivi. Un personaggio complesso a cui Elisa si è legata molto.

È molto diversa da me ma lavorandoci ne ho scoperto l’umanità, le ferite interiori. È vera, una donna che vive la propria vita, facendo errori, ammettendoli e affrontando le difficoltà》

Anna Brontesi è Constanze Weber / Fotografia di Sergio Rossi

Aloysia è anche la sorella di Constanze Weber, cantante e moglie di Mozart, interpretata da Anna Brontesi: emblema di dolcezza e caparbietà, sarà un sostegno fondamentale per Mozart e saprà tramandare il suo genio.

Alessandro Zanasi è Leopold Mozart/ Fotografia di Sergio Rossi

Un altro personaggio molto importante per la vicenda e la vita di Mozart è quello di Leopold, suo padre, che ha il volto di Alessandro Zanasi:  fra loro c’è un rapporto complicato, Leopold cerca in ogni modo di aiutare, proteggere e consigliare il figlio, a volte anche sbagliando.

Questo legame padre-figlio è meraviglioso da vedere in scena》

Elisa Borsoi con Enrico Frigo, nel ruolo di Antonio Salieri/ Fotografia di Sergio Rossi

Nel cast non poteva mancare ovviamente la carismatica figura di Antonio Salieri –  interpretato da Enrico Frigo – che in questa versione della storia ricopre il ruolo di narratore: la visione che il pubblico ha dei personaggi è dettata da Salieri, dalla sua analisi psicologica degli altri e di se stesso, ognuno è un po’ un riflesso dei suoi sentimenti.

Elisa mi ha parlato anche di un misterioso sesto personaggio, portato in scena da Anna Bonassi, ovvero l’Ombra… ma per scoprire chi o cosa sia bisogna vedere lo spettacolo, che, dopo il sold out del debutto, il 10 dicembre 2022 a Nave, in provincia di Brescia, torna in scena domani e dopodomani, 10 e 11 febbraio 2023, sempre nel bresciano, a Montichiari.

Fotografia di Sergio Rossi

Aggiungo che lo spettacolo, con i costumi di Lucia Grumi, ha anche un corpo di ballo composto da dodici elementi (l’idea è quella di ampliarlo appena sarà possibile) e che la scelta del coreografo Simone Bonatti e dell’assistente alla coreografia Jennifer Bonatti è quella di unire differenti stili e discipline, mescolando classica, break, modern, ginnastica, pattinaggio e aerea con tessuti.

La musica della band dal vivo è invece guidata dall’arrangiatore Davide Rosa, in chiave rock sperimentale, con un’impronta pop rock. Il vocal coach Luca Stefana, anche produttore esecutivo, ha dato la possibilità ai cantanti/attori di modificare, aggiungere e proporre armonie. Elisa ci tiene a sottolineare come  l’intero team creativo, capitanato dall’autore e regista Elia Paghera, abbia permesso al cast di esprimersi, dare consigli, creare.

Fotografia di Sergio Rossi

Per concludere la nostra bella chiacchierata ho chiesto a Elisa perché Mozart 2.0- il musical sia assolutamente da non perdere.

Il teatro fa bene. Bisogna andarci e vivere dal vivo una storia per poterne capire l’intensità. Le persone devo riabituarsi a questo tipo di emozioni. Il nostro spettacolo è innovativo, fresco e permette soprattutto al pubblico giovane di immedesimarsi. Spesso ci si dimentica un po’ dei giovani, delle loro problematiche. È necessario far conoscere la figura di Mozart e ricordare l’importanza del non arrendersi mai, del risollevarsi quando si cade, del maturare, del crescere, dello sperimentare senza paura. Viviamo in una società in cui molte volte non ci viene concesso di esprimerci, di ammettere gli errori. Le nostre ali vengono tarpate mentre ancora cerchiamo di spiccare il primo volo》

Fotografia di Sergio Rossi

Ringraziando Elisa Borsoi per la disponibilità e soprattutto per l’entusiasmo e la passione che è riuscita a trasmettermi raccontando di questo progetto, vi invito naturalmente a vedere lo spettacolo (potete acquistare i biglietti qui: biglietti di Mozart 2.0 ) e a seguire tutte le novità sulla produzione e le prossime tappe sulla pagina Facebook Mozart il musical e la pagina Instagram Mozart 2.0. Se vi va potete visitare il sito ufficiale Compagnia Corto Circuito .

Mattia Cavallari con Enrico Frigo/ Fotografia di Sergio Rossi

Chiudo con questo messaggio di Elisa, a mio avviso molto bello: 《La cosa importante è che, dopo aver visto Mozart 2.0, si esca dal teatro con la consapevolezza e la speranza di poter fare come Mozart e di non aver mai paura di credere nei propri sogni e in quello che si è》

Nessun dorma: la sfida coraggiosa di un giovane autore in cui vale la pena credere

Il suo talento di interprete e la sua voce non comune sono ben noti nel mondo del teatro musicale nostrano, ma ora il pubblico avrà l’opportunità di conoscere e apprezzare Luca Giacomelli Ferrarini anche come autore e regista di un testo drammaturgico originale. Il 31 maggio 2022 il giovane artista villafranchese ha infatti presentato al M.A.S. Music Art & Show di Milano il suo Nessun Dorma, a cui ha lavorato negli ultimi cinque anni, insieme a Marco Spatuzzi, che ne ha composto le musiche. Lo spettacolo è stato proposto in forma privata, per gli addetti ai lavori e la stampa – un passaggio necessario per arrivare alla distribuzione al pubblico – e ringrazio l’autore/regista per avermi consentito di essere presente, con il mio piccolo blog. È stato un onore e vi racconterò perché questo coraggioso progetto artistico merita lunga vita e i palchi di tanti teatri.

Cristian Ruiz è Giacomo Puccini

Nessun dorma racconta un tragico episodio realmente accaduto e a lungo rimasto nascosto della vita del grande Giacomo Puccini. Una vicenda che ruota intorno al rapporto controverso e viscerale che legava il compositore alla moglie Elvira e che coinvolge una giovanissima domestica della loro casa a Torre del Lago, Doria Manfredi. Luca Giacomelli Ferrarini ha delineato molto bene i personaggi, vitali, solidi, veri, costruendo una trama di forte presa che si regge in buon equilibrio tra i brani musicali e la prosa. I dialoghi colpiscono per la naturalezza e il realismo, portano direttamente dentro la storia.

Floriana Monici è Elvira Bonturi

Le musiche di Marco Spatuzzi sono sempre una garanzia e anche in questo caso si confermano di notevole bellezza, soprattutto nell’uso degli archi, variando dallo struggente e cupo al brioso, sino a momenti di forte impatto emotivo. Le liriche di Luca Giacomelli Ferrarini sono tutte da ascoltare con attenzione, importanti tanto quanto i dialoghi. Le melodie e diverse strofe restano impresse nella memoria. Belle e delicate le citazioni da Suor Angelica, opera centrale del famoso Trittico pucciniano, con un ruolo fondamentale nello spettacolo. Uno dei tratti più affascinanti del testo è infatti la rappresentazione della creazione artistica, il legame tra l’artista e i personaggi che prendono vita dalla sua immaginazione, la ricerca dell’ispirazione, il rapimento creativo che può portare all’isolamento e all’esclusione di chi è più vicino. Ammetto che avrei milioni di domande da porre all’autore su questi temi.

Giulia Fabbri è Doria Manfredi

Di prim’ordine il cast.

Cristian Ruiz è apparso molto a proprio agio nei panni di un Giacomo Puccini dal fascino sicuro e maturo, con una sottile fragilità che emerge nelle sue contraddizioni, la sua solitudine, il suo bisogno di superare il blocco creativo, il suo egocentrismo artistico,  forse il peggior rivale della moglie, ben più delle altre donne. Mi sono piaciuti moltissimo i suoi dialoghi e i duetti con Elvira, interpretata con forza e passione da Floriana Monici, molto brava nel rendere una personalità complessa, dominante e difficile da gestire tanto quanto quella del marito.

In balìa di queste due figure così debordanti e potenti che si cercano e si scontrano, spicca come un fiore l’inesperta e indifesa Doria Manfredi, a cui una vibrante e luminosa Giulia Fabbri ha donato spontaneità, voglia di vivere e sognare, disarmante innocenza. Impossibile non rimanerne toccati e coinvolti, non sperare di poterla proteggere.

Luca Giacomelli Ferrarini è Michele Donati

Per se stesso, Luca Giacomelli Ferrarini ha confezionato un personaggio per lui piuttosto inedito, il semplice e dolce giardiniere Michele, che porta una nota di allegria e tenerezza all’interno del dramma. La sua simpatica goffaggine ha divertito e conquistato il pubblico, accompagnata da un fondo di amarezza e commozione. Credo che molti di noi presenti lo avrebbero volentieri adottato.

Aggiungo che proprio nel ruolo di Michele  l’autore/regista si è concesso una licenza poetica legata al mondo delle fiabe (non scendo in dettagli per non rovinare le future visioni) che, lungi dall’essere fuori luogo, funziona benissimo nell’insieme ed oltretutto gli offre la possibilità di esibirsi in un autentico pezzo di bravura.

Francesca Taverni è la zia principessa

Un discorso a parte va fatto per Angelica e la zia principessa, evocate dalla fantasia di Puccini, che sta componendo Suor Angelica e le sovrappone alle donne reali della sua vita. Sogni, quasi spettri, che conferiscono una sorta di sfumatura gotica all’atmosfera generale. Francesca Taverni, come sempre stratosferica, ha dato vita a una principessa severa e indurita dal dolore, privata della capacità di provare compassione. L’unione della sua voce con quella di Floriana Monici ha strappato brividi.

Noemi Bordi è stata proprio una sorpresa e mi ha rubato il cuore. Una meravigliosa Angelica,  tormentata e bellissima, profondamente sola e commovente. Insieme all’appassionata Doria di Giulia Fabbri ha raggiunto vette davvero strazianti, nella migliore tradizione lirica delle eroine pucciniane.

Noemi Bordi è Suor Angelica

Non vanno dimenticate le scenografie a cui ha collaborato Nicola Zogno. Su uno sfondo blu come un cielo al crepuscolo, la casa dei Puccini a Torre del Lago rivive in una commistione di arredi d’epoca e di linee essenziali più moderne, poste su una piattaforma girevole che rappresenta il vinile di un grammofono e che ruotando fa scorrere gli spazi, i personaggi e gli avvenimenti. L’ho trovata un’idea davvero brillante. Personalmente mi ha fatto pensare anche a una sorta di lanterna magica, che proiettava ombre e voci del passato.

Belli e molto curati anche i costumi di Maria Luisa Mammetti. E, come  sottolineato nella locandina completa, alla realizzazione e alla messa in scena dello spettacolo hanno partecipato Eva Bruno (disegno luci), Mirko Marogna (disegno fonico), Martina Sandri (acconciature) e Serena Sannino (assistente). Ringraziamenti vanno anche a Francesca Longhin, Nicolò Slavik e Adelaide Guglielmi. La maggioranza di loro, così come il cast, ci ha tenuto a testimoniare la volontà e la tenacia di Luca Giacomelli Ferrarini nel concretizzare questo sogno e soprattutto quanto la sua visione di autore e regista sia sempre stata molto chiara e precisa.

Dal mio punto di vista di spettatrice posso dire che questo spettacolo ha caratteristiche che lo rendono apprezzabile sia da un pubblico che ama il musical sia da quello che preferisce la prosa. È una storia tutta italiana che racconta e celebra l’arte italiana e questo lo ritengo un valore aggiunto. Soprattutto ha un’anima che emoziona. Durante la serata il coinvolgimento emotivo in platea era unanime e palpabile. Alla fine ricordo di aver cercato gli occhi della persona accanto a me e ci ho letto gli stessi miei sentimenti. Se un’opera teatrale arriva al cuore di chi guarda per me ha già vinto.

Spero vivamente che Nessun dorma trovi la propria strada e riesca presto ad essere visto e amato da più pubblico possibile. Nel mio piccolo farò del mio meglio per supportarne il percorso. Vi invito a seguire la pagina ufficiale Instagram dello spettacolo per restare aggiornati sulle prossime news.

Concludo con un particolare suggestivo. Come già detto Nessun dorma è stato presentato lo scorso 31 maggio, a Milano. E sempre a Milano, il 31 maggio 1884 veniva presentata Le Villi, la prima opera di Giacomo Puccini.

Ci pensate?

Perché io ci ho pensato.

Nella stessa data, nella stessa città, a centotrentotto anni di distanza, due giovani autori hanno affrontato la loro scommessa. E credo che siano stati capaci di parlarsi.

Le vie dell’Arte sanno incrociarsi in modi sublimi.

Stanno sparando sulla nostra canzone: una black comedy che colpisce al cuore (ma non fa male, anzi…)

Questi nostri anni Venti hanno molto in comune con quelli del secolo scorso: anche allora il mondo aveva dovuto fronteggiare, oltre a una guerra, i tempi bui di una pandemia ed è proprio in quell’epoca, in cui si cercava di ricominciare e tornare alla normalità, che Giovanna Gra ha ambientato Stanno sparando sulla nostra canzone, la black comedy musicale di cui è anche regista insieme a Walter Mramor: in pieno proibizionismo, in un’America dalle atmosfere urbane e notturne che si sta riprendendo dal primo conflitto mondiale e dall’influenza spagnola, si intrecciano le sorti di una fioraia spacciatrice d’oppio, un giocatore d’azzardo e un gangster senza scrupoli, in cerca di nuove speranze, amore e potere, guidati dalla passione e dalla rinnovata voglia di vivere e vincere. Il tutto in un turbinio coinvolgente di canzoni di ogni genere riarrangiate da Alessandro Nidi, dai Queen a Michael Jackson, passando per Renato Zero e Prince. Una storia divertente e intelligente, che ho avuto modo di apprezzare di persona lo scorso 1 aprile, quando, reduce da un tour di successo partito a febbraio (e che in questi giorni approda a Torino, fino al 10 aprile), ha fatto tappa anche ad Argenta, in provincia di Ferrara, dove vivo, al Teatro dei Fluttuanti.

Fotografia di Renzo Daneluzzi

Nei panni di Jenny Talento, la fioraia che oltre ai fiori vende oppio, splende Veronica Pivetti, che ritrae con partecipazione e fascino la figura dolce e seducente di una donna appassionata che si innamora ma non perde se stessa e anzi regala al pubblico un’evoluzione sorprendente e per niente banale. È stata una bella conferma scoprire Veronica Pivetti dal vivo, in veste di attrice teatrale: forte presenza scenica, molta ironia e quel suo caldo timbro di voce che mi è sempre piaciuto tanto, notevole anche nel canto.

Accanto a lei, due volti noti del musical nostrano: Brian Boccuni e Cristian Ruiz.

Brian Boccuni interpreta il giovane e prestante giocatore d’azzardo Nino Miseria, che intraprende con Jenny una travolgente e burrascosa storia d’amore. A suo agio anche nei personaggi drammatici (lo ricordo nel bellissimo Il bacio della donna ragno), questo ruolo gli consente di sfoggiare il suo lato brillante (come già accadde con Processo a Pinocchio) e mostra davvero una bella chimica con Veronica Pivetti. Bellissima la sua delicata versione di Moon River.

Fotografia di Renzo Daneluzzi

L’ammaliante e luciferino gangster Mickey Malandrino sembra invece scritto apposta per Cristian Ruiz. Dopo averlo visto esibirsi in tanti teatri italiani, negli ultimi otto anni, è stato davvero speciale ritrovarlo qui, sul palco del teatro di casa mia. Questa è una stagione in stato di grazia per lui: dopo i trionfi milanesi di Pretty Woman, di nuovo porta in scena – con molta generosità – un altro personaggio che gli calza a pennello. La sua interpretazione di I wanna be loved by you di Marilyn Monroe è indimenticabile.

Fotografia di Luca Giacomelli Ferrarini

Molto emozionante la chiusura dello spettacolo: finita la storia, finita la musica, sono rimaste solo le luci e le voci dei tre protagonisti, a intonare C’era un ragazzo accompagnate dal battito delle mani del pubblico. E direi anche dal battito dei cuori. Un modo perfetto e toccante per concludere una serata ricca di risate ma anche riflessioni su un tempo che ci assomiglia, su sentimenti che ancora ci appartengono.

Consiglio a chi è di Torino e dintorni di non perdersi la possibilità di vedere Stanno sparando sulla nostra canzone, al Teatro Gioiello fino al 10 aprile, e mi auguro che lo spettacolo continui il tour anche nella prossima stagione. Lo rivedrei più che volentieri.

Noi spariamo, ma non pallottole: emozioni. Perché il teatro ti stende, ma non ti ferisce mai (Cristian Ruiz)