Nessun dorma: la sfida coraggiosa di un giovane autore in cui vale la pena credere

Il suo talento di interprete e la sua voce non comune sono ben noti nel mondo del teatro musicale nostrano, ma ora il pubblico avrà l’opportunità di conoscere e apprezzare Luca Giacomelli Ferrarini anche come autore e regista di un testo drammaturgico originale. Il 31 maggio 2022 il giovane artista villafranchese ha infatti presentato al M.A.S. Music Art & Show di Milano il suo Nessun Dorma, a cui ha lavorato negli ultimi cinque anni, insieme a Marco Spatuzzi, che ne ha composto le musiche. Lo spettacolo è stato proposto in forma privata, per gli addetti ai lavori e la stampa – un passaggio necessario per arrivare alla distribuzione al pubblico – e ringrazio l’autore/regista per avermi consentito di essere presente, con il mio piccolo blog. È stato un onore e vi racconterò perché questo coraggioso progetto artistico merita lunga vita e i palchi di tanti teatri.

Cristian Ruiz è Giacomo Puccini

Nessun dorma racconta un tragico episodio realmente accaduto e a lungo rimasto nascosto della vita del grande Giacomo Puccini. Una vicenda che ruota intorno al rapporto controverso e viscerale che legava il compositore alla moglie Elvira e che coinvolge una giovanissima domestica della loro casa a Torre del Lago, Doria Manfredi. Luca Giacomelli Ferrarini ha delineato molto bene i personaggi, vitali, solidi, veri, costruendo una trama di forte presa che si regge in buon equilibrio tra i brani musicali e la prosa. I dialoghi colpiscono per la naturalezza e il realismo, portano direttamente dentro la storia.

Floriana Monici è Elvira Bonturi

Le musiche di Marco Spatuzzi sono sempre una garanzia e anche in questo caso si confermano di notevole bellezza, soprattutto nell’uso degli archi, variando dallo struggente e cupo al brioso, sino a momenti di forte impatto emotivo. Le liriche di Luca Giacomelli Ferrarini sono tutte da ascoltare con attenzione, importanti tanto quanto i dialoghi. Le melodie e diverse strofe restano impresse nella memoria. Belle e delicate le citazioni da Suor Angelica, opera centrale del famoso Trittico pucciniano, con un ruolo fondamentale nello spettacolo. Uno dei tratti più affascinanti del testo è infatti la rappresentazione della creazione artistica, il legame tra l’artista e i personaggi che prendono vita dalla sua immaginazione, la ricerca dell’ispirazione, il rapimento creativo che può portare all’isolamento e all’esclusione di chi è più vicino. Ammetto che avrei milioni di domande da porre all’autore su questi temi.

Giulia Fabbri è Doria Manfredi

Di prim’ordine il cast.

Cristian Ruiz è apparso molto a proprio agio nei panni di un Giacomo Puccini dal fascino sicuro e maturo, con una sottile fragilità che emerge nelle sue contraddizioni, la sua solitudine, il suo bisogno di superare il blocco creativo, il suo egocentrismo artistico,  forse il peggior rivale della moglie, ben più delle altre donne. Mi sono piaciuti moltissimo i suoi dialoghi e i duetti con Elvira, interpretata con forza e passione da Floriana Monici, molto brava nel rendere una personalità complessa, dominante e difficile da gestire tanto quanto quella del marito.

In balìa di queste due figure così debordanti e potenti che si cercano e si scontrano, spicca come un fiore l’inesperta e indifesa Doria Manfredi, a cui una vibrante e luminosa Giulia Fabbri ha donato spontaneità, voglia di vivere e sognare, disarmante innocenza. Impossibile non rimanerne toccati e coinvolti, non sperare di poterla proteggere.

Luca Giacomelli Ferrarini è Michele Donati

Per se stesso, Luca Giacomelli Ferrarini ha confezionato un personaggio per lui piuttosto inedito, il semplice e dolce giardiniere Michele, che porta una nota di allegria e tenerezza all’interno del dramma. La sua simpatica goffaggine ha divertito e conquistato il pubblico, accompagnata da un fondo di amarezza e commozione. Credo che molti di noi presenti lo avrebbero volentieri adottato.

Aggiungo che proprio nel ruolo di Michele  l’autore/regista si è concesso una licenza poetica legata al mondo delle fiabe (non scendo in dettagli per non rovinare le future visioni) che, lungi dall’essere fuori luogo, funziona benissimo nell’insieme ed oltretutto gli offre la possibilità di esibirsi in un autentico pezzo di bravura.

Francesca Taverni è la zia principessa

Un discorso a parte va fatto per Angelica e la zia principessa, evocate dalla fantasia di Puccini, che sta componendo Suor Angelica e le sovrappone alle donne reali della sua vita. Sogni, quasi spettri, che conferiscono una sorta di sfumatura gotica all’atmosfera generale. Francesca Taverni, come sempre stratosferica, ha dato vita a una principessa severa e indurita dal dolore, privata della capacità di provare compassione. L’unione della sua voce con quella di Floriana Monici ha strappato brividi.

Noemi Bordi è stata proprio una sorpresa e mi ha rubato il cuore. Una meravigliosa Angelica,  tormentata e bellissima, profondamente sola e commovente. Insieme all’appassionata Doria di Giulia Fabbri ha raggiunto vette davvero strazianti, nella migliore tradizione lirica delle eroine pucciniane.

Noemi Bordi è Suor Angelica

Non vanno dimenticate le scenografie a cui ha collaborato Nicola Zogno. Su uno sfondo blu come un cielo al crepuscolo, la casa dei Puccini a Torre del Lago rivive in una commistione di arredi d’epoca e di linee essenziali più moderne, poste su una piattaforma girevole che rappresenta il vinile di un grammofono e che ruotando fa scorrere gli spazi, i personaggi e gli avvenimenti. L’ho trovata un’idea davvero brillante. Personalmente mi ha fatto pensare anche a una sorta di lanterna magica, che proiettava ombre e voci del passato.

Belli e molto curati anche i costumi di Maria Luisa Mammetti. E, come  sottolineato nella locandina completa, alla realizzazione e alla messa in scena dello spettacolo hanno partecipato Eva Bruno (disegno luci), Mirko Marogna (disegno fonico), Martina Sandri (acconciature) e Serena Sannino (assistente). Ringraziamenti vanno anche a Francesca Longhin, Nicolò Slavik e Adelaide Guglielmi. La maggioranza di loro, così come il cast, ci ha tenuto a testimoniare la volontà e la tenacia di Luca Giacomelli Ferrarini nel concretizzare questo sogno e soprattutto quanto la sua visione di autore e regista sia sempre stata molto chiara e precisa.

Dal mio punto di vista di spettatrice posso dire che questo spettacolo ha caratteristiche che lo rendono apprezzabile sia da un pubblico che ama il musical sia da quello che preferisce la prosa. È una storia tutta italiana che racconta e celebra l’arte italiana e questo lo ritengo un valore aggiunto. Soprattutto ha un’anima che emoziona. Durante la serata il coinvolgimento emotivo in platea era unanime e palpabile. Alla fine ricordo di aver cercato gli occhi della persona accanto a me e ci ho letto gli stessi miei sentimenti. Se un’opera teatrale arriva al cuore di chi guarda per me ha già vinto.

Spero vivamente che Nessun dorma trovi la propria strada e riesca presto ad essere visto e amato da più pubblico possibile. Nel mio piccolo farò del mio meglio per supportarne il percorso. Vi invito a seguire la pagina ufficiale Instagram dello spettacolo per restare aggiornati sulle prossime news.

Concludo con un particolare suggestivo. Come già detto Nessun dorma è stato presentato lo scorso 31 maggio, a Milano. E sempre a Milano, il 31 maggio 1884 veniva presentata Le Villi, la prima opera di Giacomo Puccini.

Ci pensate?

Perché io ci ho pensato.

Nella stessa data, nella stessa città, a centotrentotto anni di distanza, due giovani autori hanno affrontato la loro scommessa. E credo che siano stati capaci di parlarsi.

Le vie dell’Arte sanno incrociarsi in modi sublimi.

Fame: ricordate i loro nomi

Oggi è la giornata mondiale del teatro e quindi è l’occasione giusta per parlare di uno spettacolo che racconta proprio di chi sogna una vita sul palcoscenico.

Il musical Fame, creato da David De Silva, è infatti ispirato al celebre film e alla successiva serie tv degli anni ’80, Saranno Famosi, ambientati nelle aule della High School of Performing Arts di New York, dove si studiava e si lottava per diventare artisti e performer. I nomi dei personaggi dell’allestimento teatrale sono diversi, ma per chi ha amato il film e il telefilm non è difficile ritrovare caratteri e situazioni che rimandano ad essi.

Prodotta da Wizard Productions e di nuovo con la regia di Federico Bellone (ripresa da Giuseppe Musmarra), la versione italiana è ritornata a Milano dopo tre anni, dallo scorso 8 marzo 2019, forte di un cast davvero di grande livello e dell’atmosfera intima e raccolta del teatro San Babila, che consente maggiore coinvolgimento per il pubblico e trasmette una sensazione generale di calore e energia. Come già nella passata edizione alcuni spettatori possono anche assistere allo spettacolo direttamente dal palco.

Entrando nel dettaglio, va detto che la trama di Fame è piuttosto esile e risente di una costruzione troppo episodica, ma non mancano comunque gli spunti di riflessione, legati a tematiche importanti, seppure appena accennate.

《Sono speciali》

《Sono persone》

Ad esempio le difficoltà di apprendimento e disciplina del ballerino Tyrone (Axel Ahonoukoun), portano allo scontro tra l’insegnante di danza (un’ottima Simona Samarelli) e la direttrice (la sempre gigantesca Francesca Taverni), divise sulla necessità o meno di una solida istruzione scolastica per chi persegue una carriera artistica.

Altro esempio è quello di Mabel (la spumeggiante e indimenticabile Michelle Perera) che, con molta simpatia, pone l’accento sul dramma dei problemi di peso e alimentari, di certo particolarmente rilevante per degli adolescenti che vogliano farsi strada nel mondo dello spettacolo.

Diranno 《Eccola, Carmen! Non l’opera, non il film, ma lei in persona!》

Una delle storie più profonde resta soprattutto quella di Carmen, emblema del vero talento che si brucia nel tentativo di brillare troppo in fretta e di ricercare il successo più facile e ingannevole. Ad interpretarla l’unica e sola Simona Distefano (nb: da stasera, 27 marzo, nel ruolo si alternerà Giulia Sol).

《Ecco Serena e Nick》

E poi ci sono loro, Nick e Serena, i miei preferiti. Perché a scuola io ero un po’ un misto di loro due, lei teneramente imbranata, lui serio e decisamente distratto. E perché mi ricordano i protagonisti di tanti film anni 80 che vedevo da adolescente e su cui fantasticavo, ancora ignara di tante verità della vita. Luca Giacomelli Ferrarini (Tony in West Side Story e anche responsabile canto di Fame) e Giulia Fabbri (nota al pubblico per Mary Poppins) hanno una bella intesa e dimostrano talento per la commedia romantica, con ottimi tempi comici. Li ho trovati adorabili e devo loro molte sincere risate.

Ma come già sottolineato, l’intero cast è a un livello eccellente: dall’ esilarante Jose Vegas di Tiziano Edini al sensibile Schlomo di Roberto Tarsi, dalla grazia di Marta Melchiorre alla grinta di Beatrice Baldaccini (occhio al suo assolo di batteria!). E poi ancora Rodolfo Ciulla, Giovanni Abbracciavento, Matilde Pellegri, Monica Ruggeri, Davide Sammartano, e, nei ruoli dei docenti, Gipeto e Marco Vaccari. Voglio citare anche le coreografie di Gail Richardson e la direzione musicale di Steve Pritchett.

Ricordate i loro nomi!

Ormai è sera, la giornata mondiale del teatro volge al termine, ma Fame invece, in pieno svolgimento proprio ora, continua e rimarrà in scena al San Babila sino al 14 aprile. Andateci. È uno spettacolo che fa stare bene, mette di buon umore, con quel pizzico di dolce amara nostalgia che possiamo comprendere solo noi che c’eravamo allora. E dentro batte il cuore dell’amore per il teatro e il palco.

《Io voglio magia》

Se infatti la partitura in generale non è tra le più memorabili, il brano solista di Nick, I wanna make magic/ Io voglio magia, poi ripreso in forma corale nel secondo atto, è una sorta di dichiarazione d’amore e d’intenti dell’attore. Poi ovviamente arriva il mitico taxi giallo e Fame, in versione originale. E in un ideale ritorno al passato ci si ritrova nel 1984, quando forse non tutto ma tanto di noi era ancora possibile e ancora doveva accadere.

I’m gonna live forever

Baby, remember my name

(Fotografie di Chloe Car e Giulia Marangoni)