La Ricamatrice di Winchester: le donne di Tracy Chevalier non si arrendono mai

A volte basta un filo a cambiare la trama.

Provo un affetto particolare per questo libro. Chi lo sa, forse se lo avessi letto in un altro momento mi avrebbe fatto un effetto diverso. Invece ha finito con l’essere il mio compagno fidato di diverse notti insonni durante il lockdown. E ricordo con piacere anche gli scambi di opinioni con chi me l’aveva consigliato. Se penso a La Ricamatrice di Winchester mi viene da sorridere.

Consideratemi un canovaccio ancora vuoto, senza punti da disfare.

C’è da dire che mi è piaciuta tanto la protagonista, Violet. Per gli standard dell’epoca in cui vive, tra le due guerre mondiali del secolo scorso, viene considerata una donna in eccedenza, nubile e difficilmente destinata a sposarsi. Ha perso il fidanzato nel primo conflitto bellico e, ormai vicina ai quarant’anni, il suo destino pare segnato: dato che il padre e un fratello sono morti e l’altro fratello è sposato con prole, ci si aspetta che tocchi a lei restare a occuparsi della madre, autoritaria e anafettiva. Ma questo è un romanzo di Tracy Chevalier e praticamente mai i suoi personaggi femminili fanno quello che il mondo si aspetta dalle donne.

Ma è questo che ci si aspetta da noi donne, no? Dobbiamo dare, dare, e aiutare gli altri, qualunque sia il nostro stato d’animo. È stancante e ingrato, a volte. Vorrei poter fare come te, salire sulla torre e non pensare ad altro, non sentire altro che il suono delle campane che vibra dentro di me. Penso che mi sentirei in Paradiso.

Non sempre sono stata d’accordo con lei, ma ho amato lo spirito ribelle di Violet. Che cade però si rialza, che spesso non può evitare di sentirsi in colpa anche se non dovrebbe. Perché a noi donne capita, il mondo ci spinge a dubitare di noi stesse, della validità dei nostri desideri. Eppure Violet non molla. Vuole l’indipendenza, una vita sessuale, la possibilità di fare esperienze, di innamorarsi, di valicare limiti. Dall’inizio alla fine del libro, l’ho vista compiere uno dopo l’altro tanti piccoli, grandi, a volte immensi, atti di libertà. Per certi versi mi è quasi parso che l’autrice qua e là le abbia fatto pagare pegno, ma Violet ne è uscita vincitrice. Una donna che si è rifiutata di restare dentro la casella assegnata dalla società.

Naturalmente aveva sentito parlare di quel tipo di donne e delle amicizie carnali che venivano attribuite alla scarsità di uomini, un tentativo disperato di fuggire dalla solitudine. Però guardando Gilda e Dorothy non si aveva quella sensazione: sembravano semplicemente fatte l’una per l’altra.

Inserendo nella trama anche la storia omosessuale di Gilda e Dorothy, Tracy Chevalier ha guadagnato ai miei occhi  almeno mille punti. Colpisce allo stomaco  leggere della convinzione  che l’attrazione fra donne fosse dovuta alla mancanza di uomini… La stessa Violet, quando realizza l’inclinazione dell’amica Gilda, sembra sulle prime non riuscire a crederla reale. Un tipico effetto del pensiero patriarcale, purtroppo. Ma, proprio come Violet, anche Gilda e Dorothy sono donne che non si piegano e lottano per difendere e mantenere il loro legame, vero e meritevole di essere considerato tale come qualsiasi altro amore. Peccato solo che la loro sia una vicenda secondaria.

Al di là delle vicissitudini  dei personaggi, si sa che ogni libro di Tracy Chevalier è anche una festa di dettagli storici curati e affascinanti. In questo caso, oltre alle tetre ma dovute riflessioni sul nazismo che si stava tristemente affermando, si parla dell’arte del ricamo e di quella campanaria. Il ricamo, lo ammetto, non fa per me, anche se mi piacerebbe vedere i cuscini ricamati della cattedrale di Winchester,  ma i concerti di campane mi hanno veramente conquistata. Le scene in cima al campanile sono tra le mie preferite. 

Violet guardava gli uomini in movimento e ascoltava i rintocchi delle campane, e per qualche istante suoni e gesti diventarono una cosa sola. Era come guardare un balletto e allo stesso tempo ascoltare un concerto.

Il ricamo comunque è alla base della storia. Le nostre vite sono un disegno complesso e, come recita il titolo originale, basta un filo, un unico filo per modificare l’intera immagine. Questo ha fatto Violet, questo hanno fatto Gilda e Dorothy. Hanno osato ricamare in libertà.

E poi ecco una splendida coincidenza: proprio quando io sto divorando tutta la produzione di Tracy Chevalier, per festeggiare i vent’anni del suo più grande successo, La ragazza con l’orecchino di perla, Neri Pozza da oggi, 3 settembre, ripubblica i suoi romanzi con una nuova veste grafica e le copertine realizzate da gatsby_books, già autore anche della bellissima copertina di La Ricamatrice di Winchester.

L’illustratore – seguitelo su Instagram, fa cose stupende! – ha raccontato di avere avuto la consulenza e l’approvazione di Tracy Chevalier in persona per i dettagli di ogni singola copertina. Io conto di collezionarle tutte e di recensirvi i titoli per farvele ammirare meglio.

Per chi non conosce questa autrice è il momento giusto per scoprirla. Magari iniziando proprio da La Ricamatrice di Winchester.

Edizione gennaio 2020 Neri Pozza

Traduzione di Massimo Ortelio

Pagine 289

Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico: con gli amici puoi vedere lontano e anche volare

Vuoi volare, amico mio?

Quando oggi ho letto la triste notizia della scomparsa del grande Luis Sepúlveda, mi è venuto subito in mente questo delizioso libretto, che per me ha sempre avuto un significato speciale. Ho condiviso vent’anni della mia vita con la gatta Lady e la storia di Max che cresce con il gatto Mix e poi lo vede invecchiare fino a diventare cieco non poteva lasciarmi indifferente.

I veri amici condividono anche le piccole cose che allietano la vita.

Poi ecco che nella quotidianità di Max e Mix entra nientemeno che un topino, inquilino abusivo tra i libri in cima alla biblioteca.

Quanta poesia e dolcezza nell’amicizia semplice e spontanea che nasce tra Mix, il gatto cieco dal profilo greco, e Mex, il topolino messicano con la passione per i cereali. Che magia nel leggere di Mix che può tornare a saltare da un tetto all’altro grazie agli occhietti vispi e acuti del vivace roditore e di Mex che può sperimentare il volo, saldamente in groppa al suo compagno felino… E quanta pace nell’immaginarli insieme, davanti al cielo della sera, mentre Mex racconta il tramonto a Mix.

Leggerlo oggi, adesso, in questo momento così pesante, riempie il cuore di lacrime e stelle. In qualche modo lo gonfia e lo solleva come un palloncino. Il nostro cuore, in questi giorni, ha bisogno di volare via, almeno per un po’.

Mix vide con gli occhi del suo piccolo amico e Mex fu forte grazie al vigore del suo amico grande. E i due furono felici, perché sapevano che i veri amici condividono il meglio che hanno.

Alla fine del libretto Sepúlveda racconta che un astrologo cinese gli disse che era stato un gatto in una vita passata. Chissà verso quale nuova vita sta andando ora… Io comunque lo ringrazio.

Edizione 2012 Guanda

Traduzione di Ilide Carmignani

Illustrazioni di Simona Mulazzani

Pagine 83