I tanti mondi del Cerchio di Legno: dal musical alla prosa, lezioni di emozione

L’emozione è vita. La vita è emozione. Dunque l’emozione è dramma. Il dramma è emozione》– Moses L. Malevinsky

In questo weekend, al Cerchio di Legno, è in corso il workshop dedicato al Re Leone, una due giorni di danza e canto, che vede anche la partecipazione speciale, come docente ospite, del performer Simone Nocerino. Finora, da quando è stata proposta l’idea di un workshop al mese aperto anche al pubblico, il laboratorio teatrale veronese diretto da Luca Giacomelli Ferrarini e Cristian Ruiz, non ha sbagliato un colpo, offrendo la possibilità di esperienze sempre diverse, coinvolgenti e di alto valore culturale e artistico: dal genio di Shakespeare al mondo variopinto di Moulin Rouge fino alle atmosfere fiabesche di Nightmare before Christmas. Adesso appunto tocca al musical del Re Leone, ma prima ancora, nello scorso mese di gennaio, è stato il momento della prosa, attraverso l’approfondimento di alcune delle più note figure femminili create da un grande della drammaturgia, ovvero Tennessee Williams.

Ho iniziato a conoscere le opere di Tennessee Williams fin da bambina, grazie al cinema, e ho sempre pensato che fossero prive di misericordia: i personaggi dell’autore americano mi sembrano ogni volta falene impegnate a sbattere contro i vetri, cercando di raggiungere una fiamma a cui non arrivano quasi mai. E se ci arrivano si bruciano. La redenzione non è prevista oppure è pagata a caro prezzo. Ma le loro storie sono belle, bellissime, proprio perché fanno male, anche a chi le legge, le ascolta, le guarda.

Per interpretare questi personaggi senza sconti bisogna scoprirsi i nervi, togliersi la pelle, mettersi in gioco in maniera totale. E le allieve del Cerchio di Legno lo hanno fatto. Sono state brave, coraggiose. Si sono emozionate e hanno fatto emozionare noi che eravamo lì ad assistere. Guardatele in questo breve ma intenso montaggio. Belle, bellissime anche loro, come le creazioni di Tennessee Williams.

Drammi che ben conoscevo, come Un tram chiamato desiderio, La rosa tatuata, Lo zoo di vetro, La gatta sul tetto che scotta e che l’analisi di Luca Giacomelli Ferrarini mi ha indotta a rivalutare con diverse sfumature. E poi La notte dell’iguana, un titolo che chissà perché avevo sempre lasciato da parte o Estate e fumo che mi era del tutto ignoto e che sono corsa subito a cercare (ne parlerò presto!). Ecco, se lo scopo del Cerchio di Legno è diffondere e condividere cultura, con me – ma decisamente non solo con me- ha fatto centro. Sono tornata a casa con nuovi punti di vista, nuove curiosità, nuove storie da scoprire. Non è poco.

Mentre il weekend in compagnia del Re Leone continua con successo, vi ricordo che sono aperte le iscrizioni per l’anno accademico 2020/2021 e che gli incontri mensili proseguiranno sino a giugno. Quali altri mondi di arte, musica e parole sono in attesa dietro la porta blu del Cerchio di Legno?

Seguite le pagine social del laboratorio e visitate il sito ufficiale per restare aggiornati. Sono certa che Luca Giacomelli Ferrarini e Cristian Ruiz sapranno sorprendervi.

http://www.ilcerchiodilegno.com

Fotografie e video di Luca Giacomelli Ferrarini

La ragazza del Moulin Rouge: come in un romanzo, lei visse danzando

Ognuno fa come può il proprio ingresso nel mondo!

E che ingresso quello di Jane Avril! Anzi, non solo quello, tutta la sua vita è degna di un romanzo. Sembra uscita dalla penna di Hugo o dal libretto di un’opera lirica. Nasce illegittima, nel dolce mese di giugno, il mese delle farfalle, da un marchese italiano che non si cura granché di lei, e da una cortigiana parigina, che si rivela una madre crudele, probabilmente affetta da una qualche forma di malattia mentale. La stessa Jane, appena adolescente e vittima dei maltrattamenti materni, finisce ricoverata nell’ospedale psichiatrico della Salpêtrière per isteria. Proprio come l’eroina sventurata di tanti romanzi classici, arriva anche a meditare il suicidio, gettandosi nella Senna, ed è una prostituta a distoglierla dal tragico proposito.

Soprattutto a salvarla e a dare una svolta alla sua esistenza, è la danza.

Non appena cominciò il ballo, scandito dal ritmo trascinante di un’orchestra indiavolata, uno slancio irresistibile mi travolse, sebbene l’intima lotta tra tentazione e timidezza mi facesse battere il cuore a mille! Ed eccomi lì a danzare e saltare, come un capretto evaso dalla stalla, o meglio ancora come la pazza che senz’altro dovevo essere, almeno in parte.

È così in effetti che la chiamano al Moulin Rouge, uno dei luoghi che più amerà in assoluto, Jane la folle. Follia che lei definisce “una presenza dolce e consolatoria, che mi ha aiutato a vivere e di cui rimango una schiava entusiasta“.

Quello che più colpisce di queste sue memorie, scritte una decina d’anni prima di morire, è la sua joie de vivre, l’entusiasmo candido e disarmante con cui racconta l’epoca bohemienne del Moulin Rouge e delle Folies Bergère, anni sfavillanti e scandalosi, all’ insegna dell’arte più sublime e dei vizi più sfrenati.

Non mi è mai più ricapitato di vivere anche in piccola parte quella nobile sensazione di euforia collettiva.

Una sarabanda di luci e ombre da cui la sua voce emerge incredibilmente pura e pulita. Parla di amanti e corteggiatori con una semplicità quasi fanciullesca. Vive libera, in maniera estremamente moderna, sempre con grata meraviglia.

Posso dire di essere stata veramente molto amata. E anche io ho amato, ogni volta in maniera diversa. A tale riguardo spero di essere giudicata con clemenza, per quanto in fondo la cosa non mi preoccupi un granché. Tuttavia conservo un ricordo prezioso dei miei amori e nutro ancora un’autentica tenerezza verso coloro che seppero ispirarmi affetto. Nessun amore, però, è stato mai tanto assoluto da farmi sacrificare la danza.

Sempre la danza, al centro di tutto. E l’Arte, quella con la A maiuscola. Jane incontra, conosce e frequenta tanti degli artisti di quegli anni incredibili e passa alla storia come musa di Toulouse-Lautrec, che la immortala in vari celebri dipinti e manifesti. Lei lo definisce un caro amico geniale con uno splendido e dirompente talento, un invalido che dissimulava una profonda malinconia con una pungente prontezza di spirito.

A un certo punto, Jane diventa anche madre e poi, cedendo a uno dei suoi innamorati più insistenti e determinati, si sposa. Ma il suo spirito libero e folle non si assopisce mai davvero, traspare da ogni riga, da ogni ricordo, accompagnato da quella vena d’inquietudine che è così tipica delle persone abituate a sentirsi diverse, fuori dagli schemi.

Sola… ma non lo sono sempre stata, in fondo? I miei sogni sono stati così lontani dalla realtà! D’altronde chi può mai davvero illudersi e sperare di essere compreso dagli altri?

Non so se ti ho compresa, ragazza del Moulin Rouge, ma leggere le tue memorie è stato come vedere un quadro di Toulouse-Lautrec che prendeva vita e finirci dentro, coinvolta insieme a te dal vortice della danza, dalla voglia di vivere e di eccedere di un tempo unico e irripetibile.

Mi capita a volte di sognare di ballare ancora. Posando lievemente e solo di rado la punta dei piedi a terra, m’involo leggera e tutti coloro che ho amato mi sorridono dal basso.

Grazie, deliziosa Jane.

(Edizione 2015: Castelvecchi

Traduzione di Massimiliano Borelli

Pagine 92)

L’Arte è uno specchio: due giorni al Moulin Rouge con il Cerchio di Legno

L’Arte è uno specchio.

C’è un volto da studiare. Un ritmo da seguire. Solo poche ore per entrare in sintonia con i passi. Solo una notte per raccontare un ruolo. Poi ecco la magia: le frasi si combinano, le parole diventano storie e si legano ai gesti e alla danza. Tutto coincide, i tempi sono perfetti, come un vestito su misura. Ecco Parigi, ecco il Moulin Rouge. Davanti allo specchio tante anime uniche e imperfette. Nate in un pomeriggio eppure già autentiche.

L’Arte è uno specchio.

Il volto riflesso è anche il nostro, quello del pubblico. Si può essere spettatori passivi e non andare oltre la sedia su cui si è seduti, guardare senza vedere, non riconoscersi in quel riflesso. Ma si può anche imparare ad essere spettatori attivi, a vedere, a superare la superficie dello specchio. A percepire la fatica, l’adrenalina, la passione. A comprendere le lacrime. E allora è un viaggio nella meraviglia.

Succedeva tutto questo una settimana fa, in occasione del workshop dedicato da Il Cerchio di Legno al musical Moulin Rouge. Una delle più belle esperienze artistiche e creative che io ricordi. Per questo ringrazio i due incredibili Maestri Luca Giacomelli Ferrarini e Cristian Ruiz e tutti i fantastici allievi, che con tanta generosità hanno condiviso due giorni di crescita e bellezza. Una volta di più, il mio sguardo da profana sul Teatro ne esce modificato, con maggiore consapevolezza. Con rinnovato rispetto.

Se volete capire cosa intendo, il Cerchio di Legno vi aspetta il 21 e il 22 dicembre 2019 con un weekend tutto natalizio ispirato a Nightmare Before Christmas.

L’Arte è uno specchio e al Cerchio di Legno, se siete pronti a farvi prendere per mano, quello specchio si attraversa.

cerchiodilegno@aol.com

http://www.ilcerchiodilegno.com

(Fotografie, riprese e video di Luca Giacomelli Ferrarini)

I Weekend del Cerchio di Legno: una nuova opportunità per fare arte insieme

Fare arte insieme.

Sono belle parole, vero? Trasmettono un’idea non esclusiva dell’Arte, disponibile alla condivisione.

Un concetto molto caro a Luca Giacomelli Ferrarini e Cristian Ruiz, che hanno ideato una nuovissima serie di incontri aperti a tutti, uditori compresi, presso il Cerchio di Legno, il loro laboratorio teatrale in provincia di Verona.

Si tratta dei Weekend del Cerchio, workshop intensivi della durata di due giorni dedicati di volta in volta a un tema legato al mondo del musical. Il primo incontro, incentrato sui musical ispirati alle opere di Shakespeare, si è svolto due settimane fa, il 21 e il 22 settembre 2019.

Bella e accogliente l’atmosfera, come sempre: soprattutto ciò che mi ha colpita è stato l’entusiasmo contagioso dei docenti.

Penso alla lezione di danza della domenica mattina – che posso solo definire pazzesca! – in cui Cristian Ruiz ha saputo generare uno scambio di energia pura con le allieve e persino con noi uditori che stavamo seduti, dando vita a una coreografia e a uno spirito di gruppo davvero coinvolgenti. Alla fine l’applauso di tutti è stato liberatorio e spontaneo.

Ed è sempre un grande piacere ascoltare Luca Giacomelli Ferrarini in veste di insegnante, specie quando si addentra nei segreti narrativi di un’opera e nei meccanismi di uno spettacolo. Di particolare interesse il suo approfondimento delle figure di Giulietta, della balia e di Tebaldo e il parallelo tra i contesti di Romeo e Giulietta e West Side Story.

Di età e livelli diversi le allieve, ma tutte piene della stessa grinta e voglia di imparare. Ho respirato aria di coesione e sincero divertimento.

Questo era solo l’inizio. Il prossimo Weekend del Cerchio è previsto per il 23 e 24 novembre 2019 e sarà dedicato al musical Moulin Rouge.

Per prenotazioni e informazioni su questo e i prossimi weekend e anche sulle altre attività del Cerchio, potete scrivere a
cerchiodilegno@aol.com e visitare il sito http://www.ilcerchiodilegno.com/ .

Chi può non si lasci scappare l’occasione. Fare arte insieme fa bene: alla salute, all’umore, al cervello e soprattutto all’anima.

(Fotografia della lezione tratta dalle pagine social di Il Cerchio di Legno

Grafica promozionale di Luca Giacomelli Ferrarini

Fotografia di apertura di Franca Bersanetti Bucci)