Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe: mai sottovalutare le donne, soprattutto se leggono

《Voi, signore, leggete uno strano assortimento di libri》 osservò James Harris.                              《Siamo uno strano assortimento di donne》

Il 31 ottobre non si può evitare di proporre una lettura da brivido e così oggi torno sul blog per raccontarvi quello che si può considerare a tutti gli effetti un libro horror. Orrore intelligente, attenzione, di quelli con vari sottotesti, metafore di concetti tutt’altro che soprannaturali. Immaginate dunque una sorta di crossover tra la serie tv Desperate Housewives e Le Notti di Salem di Stephen King: le protagoniste di Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe sono un gruppo di donne dalle vite ordinarie e mediamente ipocrite, che vivono in uno di quei tipici quartieri americani dove si può uscire senza chiudere a chiave la porta e ci si scambia ricette e inviti per il barbecue. Una pace apparente e fasulla in cui all’improvviso si insinua qualcosa di stonato, irrazionale, sinistro. Ma l’autore Grady Hendrix, nella prefazione, spiega cosa intendo molto meglio di me.

Con questo libro ho voluto mettere a confronto un uomo emancipato da ogni responsabilità, tranne i propri appetiti, e le donne le cui vite sono plasmate da una serie infinita di responsabilità. Ho voluto contrapporre Dracula a mia madre.

Esattamente. Devo dirlo, questa storia l’ha scritta un uomo ma gli uomini non ne escono bene. Dal mostro della situazione – il vampiro che si trasferisce nel quartiere – ai mariti delle protagoniste, gli uomini di Hendrix sembrano concentrati solo su se stessi, sui propri appetiti da soddisfare, siano essi sessuali, finanziari, di carriera. Pensano a lavorare, investire, perseguire il lusso, il successo, ne sono anche facilmente sedotti, e le loro donne vengono considerate accessori, le madri di famiglia che devono starsene a casa, pronte ad accudire coniuge, prole e anche suocera senza discutere. Se poi si mettono strane idee in testa ci sono sempre le pillole di calmanti.

Voi donne avete tutte una mente acuta, e so quanto sia difficile trovare stimoli intellettuali in un posto del genere. Aggiungete i libri malsani che leggete nel vostro club letterario ed ecco la ricetta perfetta per una sorta di isteria di gruppo.

Le nostre miti casalinghe sottovalutate hanno in effetti un club del libro, che si dedica soprattutto ai romanzi e ai saggi che ricostruiscono efferati delitti e casi di cronaca nera (vengono citati titolo famosissimi come Helter Skelter e A sangue freddo): sarà questo a spingerle a comprendere che sta accadendo qualcosa di spaventoso. Potrebbero fingere di non vedere, la tentazione è forte, ma invece sceglieranno di agire, di non arrendersi. Grady Hendrix, anche sceneggiatore, confeziona una trama brillante e ben calibrata, che dosa i momenti di dubbio e quelli di tensione, con almeno un paio di situazioni davvero horror. Più che paura, gli eventi generano in chi legge lo stesso senso di minaccia, incredulità, smarrimento (in alcuni casi disgusto) delle protagoniste. Il vampirismo è un pretesto per raccontare di una società che guarda dall’altra parte mentre i più deboli ed emarginati soccombono e che si lascia conquistare dal guadagno e dai privilegi. Ed è anche una riflessione sulla condizione delle donne, sulla loro forza e la volontà che le spinge a lottare per liberarsi degli stereotipi e dalle false etichette.

Piccola curiosità: l’autore ha all’attivo anche un romanzo di fantasmi ambientato in un punto vendita di mobili scandinavo, Horrorstör.

Insomma se siete in vena di brividi che fanno riflettere e vi piacciono le storie di coraggio e riscatto femminile, Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe è l’ideale per voi. E forse chissà vi verrà anche voglia di creare un club letterario: leggere fa bene!

Pensa che siamo una mandria di casalinghe perfette… Pensa che siamo come appariamo all’esterno: graziose signore del Sud. Lascia che ti dica una cosa… non c’è niente di grazioso nelle signore del Sud.

(Edizione luglio 2020 Mondadori

Traduzione di Rosa Prencipe

Pagine 456

Jekyll & Hyde: la BSMT e il primo musical al tempo del distanziamento sociale

Lasciando il Teatro Comunale di Ferrara, la sera del 9 febbraio, ignoravo che avrei potuto tornarci solo dopo cinque mesi. La mia prima volta di nuovo a teatro, dopo il lockdown, è avvenuta in un infuocato pomeriggio di luglio, proprio dove tutto si era fermato. Difficile descrivere l’emozione di ritrovarmi finalmente lì, in attesa di entrare, e poi nel foyer, e su per le scale, fino al palchetto. Azioni che prima erano abituali, ora hanno un sapore diverso,  straordinario. E un po’ tutto, l’11 luglio, è stato straordinario, in verità.

Straordinaria davvero, per esempio, la trasformazione del teatro: la platea, privata delle poltrone, è divenuta il palcoscenico, l’orchestra dal vivo è stata spostata sul palco, con il pubblico presente solo nei palchetti e in loggione. Un cambio radicale e affascinante, sia per chi recitava che per chi assisteva, l’azione di colpo centrale e circolare e per molti versi più immersiva. Certo si tratta di una soluzione praticabile solo per i teatri con questa tipologia di struttura, ma indubbiamente può rappresentare una sfida stimolante sia a livello registico che coreografico, portando a un totale ripensamento degli spazi, dei movimenti scenici, del rapporto tra performer e spettatori.

E a proposito di sfide, la BSMT di Bologna – prestigiosa scuola di teatro musicale diretta da Shawna Farrell e da sempre sinonimo di produzioni di qualità – quest’anno ha effettivamente fronteggiato la notevole impresa di portare in scena il primo musical ai tempi del distanziamento sociale. Va detto che il titolo proposto si prestava bene all’occasione: dopotutto la trama di Jekyll & Hyde, noto musical creato da Frank Wildhorn e Leslie Bricusse, offriva già di suo, trattando di scienza, medicina, bene e male, la possibilità di essere trasportata nel nostro presente, nel pieno degli eventi d’attualità e dell’emergenza da Covid-19, giustificando così l’uso di mascherine e guanti da parte dei personaggi e anche la mancanza di contatti fisici. Di grande effetto e sinceramente emozionante, il momento in cui, attraverso uno dei numerosi delitti di Hyde, è stata citata la morte di George Floyd. Ho apprezzato l’accostamento del lato violento e razzista della nostra società a quello oscuro e malvagio dell’animo umano, incarnato nella figura di Hyde.

Non si possono ovviamente adattare tutte le storie con le stesso espediente, ma le idee e la capacità di mettersi in gioco sfoderate dal regista Mauro Simone e dal coreografo Giorgio Camandona dimostrano che il coraggio dell’innovazione c’è,  che il cambiamento si può tentare, lavorando sull’immaginazione. E mi auguro che valga per altri allestimenti futuri, anche molto diversi. In un momento storico così strano e incerto, in cui il settore del teatro annaspa, rischiando di restare stritolato tra gli ingranaggi delle varie normative anti-covid, vale la pena di pensare anche a un rinnovo degli schemi, cercare strade differenti, magari spiazzanti, bizzarre, curiose, stimolanti. Del resto l’Arte è proprio questo: evoluzione, movimento, mutazione, apertura.

Una sfida decisamente vinta, quindi, quella della BSMT, grazie anche a un gruppo di giovanissimi performer di livello altissimo, tra cui va citato doverosamente Andrea Meli, nel ruolo tutt’altro che semplice del protagonista Henry Jekyll e del suo doppio, Edward Hyde. Bellissima voce, notevole capacità espressiva, ha superato brillantemente la prova e non dubito lo attenda un percorso ricco di soddisfazioni. Dovrei davvero nominare tutto il numeroso cast, però, tanti ragazzi e ragazze con gli occhi accesi dalla grinta e dalla passione per il palcoscenico. Si sono guadagnati ogni applauso. Il mio colpo di fulmine è stato per Valeria Cozzolino, che interpretava Lucy, il mio personaggio preferito di sempre di questo musical. L’ho trovata luminosa e toccante, la sua voce mi ha conquistata e mi sono commossa nei suoi assoli. Spero di poterla rivedere, prossimamente, in altri ruoli importanti. Segnalo anche la bella performance di Martina Fornasari, nei panni di Emma, e anche fra gli assistenti alla regia. La direzione musicale era di Stefania Seculin e Valentino Corvino ha diretto i componenti dell’Orchestra della Città di Ferrara e del Conservatorio Frescobaldi.

Nonostante tutto, la BSMT si è impegnata a non fermarsi. Dopo Jekyll and Hyde, in questi giorni sta portando in scena a Bologna City of Angels, per la regia di Fabrizio Angelini e Francesca Taverni, mentre ad agosto, sempre a Bologna sarà la volta di Oklahoma diretto da Saverio Marconi. Altre sfide da vincere, voglia di guardare avanti, anche con la mascherina, anche a distanza.

Prendiamo esempio, lasciamoci ispirare. E, comunque, dovunque, torniamo a teatro.

(Fotografie di Giulia Marangoni, dalla pagina Instagram di BSMTProductions)