Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico: con gli amici puoi vedere lontano e anche volare

Vuoi volare, amico mio?

Quando oggi ho letto la triste notizia della scomparsa del grande Luis Sepúlveda, mi è venuto subito in mente questo delizioso libretto, che per me ha sempre avuto un significato speciale. Ho condiviso vent’anni della mia vita con la gatta Lady e la storia di Max che cresce con il gatto Mix e poi lo vede invecchiare fino a diventare cieco non poteva lasciarmi indifferente.

I veri amici condividono anche le piccole cose che allietano la vita.

Poi ecco che nella quotidianità di Max e Mix entra nientemeno che un topino, inquilino abusivo tra i libri in cima alla biblioteca.

Quanta poesia e dolcezza nell’amicizia semplice e spontanea che nasce tra Mix, il gatto cieco dal profilo greco, e Mex, il topolino messicano con la passione per i cereali. Che magia nel leggere di Mix che può tornare a saltare da un tetto all’altro grazie agli occhietti vispi e acuti del vivace roditore e di Mex che può sperimentare il volo, saldamente in groppa al suo compagno felino… E quanta pace nell’immaginarli insieme, davanti al cielo della sera, mentre Mex racconta il tramonto a Mix.

Leggerlo oggi, adesso, in questo momento così pesante, riempie il cuore di lacrime e stelle. In qualche modo lo gonfia e lo solleva come un palloncino. Il nostro cuore, in questi giorni, ha bisogno di volare via, almeno per un po’.

Mix vide con gli occhi del suo piccolo amico e Mex fu forte grazie al vigore del suo amico grande. E i due furono felici, perché sapevano che i veri amici condividono il meglio che hanno.

Alla fine del libretto Sepúlveda racconta che un astrologo cinese gli disse che era stato un gatto in una vita passata. Chissà verso quale nuova vita sta andando ora… Io comunque lo ringrazio.

Edizione 2012 Guanda

Traduzione di Ilide Carmignani

Illustrazioni di Simona Mulazzani

Pagine 83

Rent 2020: l’Amore e la Bellezza esistono, li ho visti riempire un teatro

Viviamo in un periodo scoraggiante, in cui dilagano odio, pregiudizio, paura. A volte la sfiducia, la voglia di non credere più in un mondo diverso prevalgono…

Poi arriva una serata come quella del 3 febbraio 2020 al Teatro Duse di Bologna. Un evento unico che travolge emozioni e dubbi con tutta la sua colorata, vibrante energia. E di colpo la Bellezza e l’Amore diventano di nuovo possibili.

Rent 2020 non è stato solo la celebrazione di un’epoca e di uno spettacolo storico, con uno sguardo affettuoso a come eravamo, ma ha parlato anche al nostro presente e soprattutto al futuro, che può ancora cambiare, che è ancora da raccontare, sognare, costruire.

La poesia si è alternata alla gioia, la commozione alle risate, i ricordi ai sogni. Su tutto ha trionfato un senso profondo di coesione e lo spirito della vie boheme si è propagato come un’onda per tutto il teatro.

Eravamo tanti, tantissimi. Quelli che c’erano vent’anni fa, al debutto italiano di Rent e che hanno vissuto e accompagnato lo spettacolo nel suo percorso. Quelli che non c’erano e magari, come me, hanno imparato ad amare Rent e i suoi personaggi attraverso il film.

Tutti fantastici e appassionati gli artisti sul palco, lì a loro spese, animati dal puro desiderio di condividere emozioni. Colpevolmente molti non li conoscevo, mentre altri, tra cui la sempre incredibile Francesca Taverni e il grande Cristian Ruiz, sono performer che seguo e apprezzo da tempo.

Per fortuna o destino, proprio Cristian Ruiz vestiva i panni sgargianti di Angel, il personaggio di Rent che più amo, quello per cui, a ogni visione del film, ho sempre consumato un sacco di fazzoletti. Le lacrime sono arrivate anche questa volta, lacrime diverse, speciali, perché Angel non solo è tornato a vivere – più che mai!- ma ha fatto vivere e esplodere di gioia ed energia tutti noi. La quarta parete si è dissolta, palco e platea si sono mescolati. Un momento straordinario.

Un momento che non dovrebbe durare solamente lo spazio di una notte, di un ricordo. Dovremmo avere la capacità di portarne l’essenza con noi, di renderla nostra.

In questi vent’anni tanti passi avanti sono stati fatti contro l’Aids, contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, contro le chiusure mentali, la disinformazione e il bigottismo, ma le barriere da abbattere restano ancora molte, troppe. Servono la tenacia e l’ispirazione con cui Jonathan Larson ha creato Rent e l’audacia con cui Nicoletta Mantovani lo ha portato in Italia. Abbiamo bisogno di questo tipo di creatività coraggiosa, di qualcuno che non tema le sfide. Dobbiamo svegliarci, crescere, smettere di avere paura, scrollarci di dosso il peso morto dell’ignoranza.

Un evento come Rent 2020 ci ricorda quanto alimentare il cambiamento sia fondamentale, urgente, necessario.

Ancora in preda all’entusiasmo di questa grande serata, mi sto illudendo?

Voglio credere di no. L’Amore e la Bellezza esistono. Io li ho visti riempire un teatro. E se è successo, ci deve essere una speranza. Per l’Arte, per la società. Per chi c’era, per chi non c’è più, per chi ci sarà.

#notdaybuttoday

(Fotografie di Luca Bazzi)