Vincoli: un libro da ascoltare

Certo che non è giusto. Niente in questa faccenda è giusto. La vita non lo è. E tutti i nostri pensieri su come dovrebbe essere non servono a un cavolo, a quanto pare. Tanto vale che tu lo sappia subito.

Inizio il 2019 parlando dell’autore che ho scoperto e amato nel 2018. Nell’anno appena concluso, ho cominciato a leggere Kent Haruf dal suo ultimo libro, pubblicato postumo, Le nostre anime di notte, passando poi per la Trilogia della Pianura, sino a Vincoli, il suo libro d’esordio. Un cammino a ritroso, attraverso il mondo di un autentico storyteller, nel senso più puro e onesto del termine.

Questa sua essenza di narratore vero emerge in modo molto potente proprio in Vincoli. Agli esordi, Haruf affida il racconto ad uno dei personaggi e la vicenda acquista più che mai un sapore genuino e diretto.

La maggior parte di quello che sto per dirti, lo so per certo. Il resto, lo immagino.

Così Sanders Roscoe inizia la storia. Ed è una storia su cui una recensione non deve scendere in dettagli, perché, per essere capita, va letta fino fino in fondo. E anche idealmente ascoltata, magari sotto un portico o in una cucina, davanti a un caffè nero o a una birra.

Posso dire che ascolterete di Holt quando c’erano solo quindici o venti case, tre negozi, una pensione, un bar e un cimitero. E conoscerete nel profondo, fino alle sue radici più crudeli e intime, il significato della parola vincolo. Qualcosa che a volte è catena, speranza, necessità, illusione, destino, scelta.

Soprattutto incontrerete un altro gruppo di personaggi memorabili, che lasciano il segno come solo i personaggi di Haruf sanno fare. Lei, in particolare, Edith Goodnough.

Edith, che si può solo amare. E la si ama sino all’ultima frase del libro (così bella da essere continuamente citata – io non lo faccio per lasciare integro il piacere di scoprire quelle parole e portarsele poi nel cuore).

Edith, viva e vera, come tutti gli altri. Il gusto di quel caffè nero o di quella birra, bevuti mentre Sanders racconta, lo sentirete sulla lingua. E fuori ci sarà la pianura, più in là le strade di Holt, memorie nell’aria.

Io me ne sto lì, seduta a quel tavolo, o forse sotto un portico. Vi aspetto. E intanto ascolto Sanders, la sua voce che da burbera si fa a tratti più morbida, con una nota dolce. Di speranza.

… non so se quella sera per loro ci fosse la luna oppure no. Ma spero di sì, una luna piena, perché almeno una volta nella vita Edith Goodnough meritava di essere vista in quella pallida luce azzurra.

(Edizioni: NN Editore

Traduzione di Fabio Cremonesi

Titolo originale: The tie that binds

Pagine 260)

Canto della pianura: i percorsi della vita si incrociano ad Holt

Oggi, 5 novembre 2018, esce nelle librerie italiane, grazie ad NN Editore, il libro d’esordio di Kent Haruf, ovvero Vincoli, che torna indietro nel tempo, alle origini della amata Holt, la cittadina immaginaria in cui vive e respira il mondo letterario creato dallo scrittore.

Nell’attesa di poterlo leggere, il prima possibile, faccio anche io un viaggio a Holt, con Canto della Pianura, il primo dei tre libri che compongono la cosiddetta Trilogia della Pianura.

E che bel viaggio, devo dire. Cose che iniziano e cose che finiscono, in questo libro. Nascita e morte, intrecciate, nella loro più cruda e al contempo commovente naturalezza.

Canto della Pianura è per me soprattutto un racconto di scoperta e cambiamento, che ruota in particolare intorno a due coppie di fratelli, gli anziani McPheron e i Guthrie, ancora bambini, le cui vicende personali si snodano in modo speculare e contrapposto.

Da un lato, i giovanissimi Ike e Bobby Guthrie affrontano quello che si potrebbe definire un percorso di iniziazione alle realtà più aspre dell’esistenza: la madre depressa che se ne va da Holt lasciandoli con il padre insegnante, l’impatto crudo con la morte in diverse forme, la prevaricazione e la paura a seguito di un’aggressione, il buio fronteggiato da soli. Piccoli, uniti e pieni di silenziosa dignità.

Era un mese che dormivano nello stesso letto e in quel momento il maggiore aveva una mano posata sulla testa del fratello come se sperasse di scacciare qualcosa che minacciava entrambi.

Dall’altro lato, gli ormai più che maturi e ruvidi Harold e Raymond McPheron, avvezzi ad una vita solitaria di fattori, si sorprendono invece a sperimentare la tenerezza, il senso di protezione, la voglia di comunicare, le piccole gioie di una vita che comincia, grazie a Victoria, una diciassettenne incinta che ha bisogno di un posto in cui essere accolta e che irrompe nel loro quieto, mondo isolato, come potrebbe fare la primavera in un arido inverno.

Due uomini anziani e una ragazza di diciassette anni seduti al tavolo sparecchiato di una sala da pranzo di campagna, dopo cena, mentre fuori, oltre le pareti di casa e le finestre senza tende, un gelido vento del nord scatenava l’ennesima tempesta invernale sugli altipiani.

Curioso contrasto, vero?

Bambini con una famiglia che si spezza. Anziani che ne creano una nuova, inattesa e speciale. Bambini che imparano cosa sia la morte, anziani che incontrano la nascita.

Ma questa è la vita, che fa soffrire dall’inizio e sa meravigliare fino alla fine. E soprattutto questo è Kent Haruf, che la vita sapeva raccontarla nella sua disarmante, speciale normalità, con lucida poesia.

(Edizioni: NN Editore

Traduzione (ottima!!) di Fabio Cremonesi

Titolo originale: Plainsong

Pagine: 304)

Le nostre anime di notte: ovvero come innamorarsi di Holt

Sto parlando di attraversare la notte insieme.

Il colpo di fulmine esiste.

Io l’ho sperimentato con Kent Haruf e questa piccola grande storia. Letta quasi per caso, ma spesso per caso avvengono le cose migliori. Non ero mai stata a Holt, la cittadina statunitense immaginaria dove Haruf ha ambientato il suo mondo letterario… ora è un po’ anche casa mia, uno di quei luoghi in cui, anche se non ci sei nato, fai sempre ritorno volentieri, conosci le sue strade, le sue case, quella quiete che ritrovi solo lì.

Lungo quelle vie mi è capitato di conoscere Addie e Louis. Anziani, entrambi vedovi, con i figli lontani. Non si sono mai frequentati ma lei un giorno si presenta alla sua porta e gli fa una proposta: dormire insieme, farsi compagnia e condividere le lunghe notti tanto difficili per entrambi.

Da quel momento prende il via una delicata e dolce storia di amicizia e di amore. Una connessione, un contatto sincero in un’età in cui la società e gli stereotipi vedono per lo più solo conclusioni e mai nuovi inizi.

Vuoi dell’altra birra?

No, ma se tu vuoi un altro po’ di vino, sto qui con te mentre lo bevi. Ti guardo e basta.

Non tutti lo capiranno, perché come succede spesso, in ciò che non rispecchia i classici standard si finisce col voler vedere qualcosa di sporco e sbagliato, anche se invece è quanto di più bello e giusto al mondo e non fa male a nessuno. Ma quando si osa colorare fuori dai margini c’è sempre chi si arma di gomma per cancellare e pregiudizi.

Credo che le sia giunta voce di noi due. Probabilmente vuole che mi comporti bene.

E tu cosa ne pensi?

Del comportarsi bene? Io mi sto comportando bene. Sto facendo ciò che desidero senza fare del male a nessuno. E spero che sia così anche per te.

Non succede davvero molto in questa storia, apparentemente: ci sono un uomo, una donna, un bambino, un cane. Il vicinato, i parenti. Notti da attraversare, giorni da condividere. Vita, in altre parole. Quindi in realtà in questa storia succede tutto.

Succede la poesia dell’incontro, delle piccole cose. Di quelle emozioni che ci salvano dalla paura, dallo smarrimento, dalla malinconia.

Haruf racconta con una semplicità talmente spoglia e disarmante da diventare grazia. E davvero l’innamoramento per il suo stile, per la sua Holt così vivida e vitale, è inevitabile.

Netflix ha anche prodotto un film tratto da questo libro, con Robert Redford e Jane Fonda. Non l’ho visto e non posso esprimermi in merito. Un po’ mi chiedo quanto dell’atmosfera peculiare della scrittura di Haruf si possa riuscire a tradurre in un film, ma chissà… In ogni caso secondo me bisogna arrivare a Holt prima di tutto via carta, accompagnati dalle immagini della prosa del suo creatore.

Io vi parlerò ancora di Holt e dei suoi abitanti: Kent Haruf purtroppo non c’è più ma le sue storie gli sopravvivono e hanno ancora destini da narrarci.

Ma stiamo andando avanti, non è vero? disse lei Stiamo continuando a parlare. Fin quando potremo. Finché dura.

Edizioni NN Editore

Traduzione di Fabio Cremonesi

Titolo originale Out souls at night

Pagine 171