《Dormi, Modesta?》
《No》
《Pensi?》
《Sì》
《Racconta, Modesta, racconta》
Ci sono personaggi letterari così vivi, vibranti e iconici da trascendere il romanzo stesso di cui fanno parte. Escono dalle pagine, sono loro a nutrire e condurre la storia e alla fine li si lascia andare con riluttanza, anche se esistono in maniera talmente prepotente da non andarsene mai davvero. Rimangono con chi li ha letti.
È il caso di Modesta, la protagonista di L’Arte della Gioia, di Goliarda Sapienza. Un nome, Modesta, che paradossalmente è tutto il contrario dell’incredibile donna che lo porta: lei di modesto non ha proprio nulla, in nessun senso.
Così come del resto la sua creatrice, Goliarda Sapienza, anche attrice teatrale e cinematografica, che impiegò nove anni a scrivere L’Arte della Gioia, dal 1967 al 1976, e non riuscì a trovare un editore che volesse pubblicarlo. Ci furono solo una pubblicazione parziale nel 1994 ed una completa ma in poche copie nel 1998, a cura del marito Angelo Pellegrino, due anni dopo la morte della scrittrice. Nel frattempo l’opera fu scoperta dai francesi, dai tedeschi, dagli spagnoli e solo nel 2008, finalmente ebbe un’adeguata pubblicazione in Italia.
Più di trent’anni dopo essere stata ultimata. Perché questa difficoltà?
Perché L’Arte della Gioia e la sua grande protagonista erano troppo fuori dagli schemi. Per molti versi lo sono tuttora.
Goliarda Sapienza ha scritto in piena, totale libertà, anche stilistica, creando una donna a sua volta incarnazione di libertà assoluta. Una donna, la sua Mody, che nasce in Sicilia nella data emblematica del primo gennaio del 1900 e che attraversa più di mezzo secolo di storia italiana, a modo suo, con lucida intelligenza e carnale passionalità, senza risparmiarsi nulla, neanche i gesti più estremi, lasciando un segno indelebile nelle vite che ruotano intorno alla sua come satelliti.
Raccontando Modesta e la sua esistenza appassionante, l’autrice tocca le tematiche più disparate e delicate, dalla politica alla guerra, dalla disabilità alla famiglia allargata, dalla sessualità nelle sue varie sfumature al delitto e alla violenza, senza alcun artificio o sovrastruttura.
《Tu sei sempre bella! Ed è vera bellezza anche quando non sorridi》
《No, tu sei più bella, sempre》
《E va bene. Vieni su di me e ci mischiamo e facciamo una sola bellezza》
Erotismo che prorompe da un semplice dialogo, più vivido di chissà quante pagine piene di descrizioni esplicite.
È ciò che colpisce e innamora di L’Arte della Gioia: la scrittura è come un frutto fragrante e maturo in un’estate rovente, lo mordi e ti esplode tra i denti, scivolandoti dappertutto lussurioso. Riesco a descrivere la mia impressione solo così. E capisco che un’arte tanto dirompente e selvatica abbia messo in allarme un certo mondo letterario ancora bigotto e preda dei pregiudizi. Soprattutto provenendo quest’arte da una donna.
Ma l’amore non è assoluto e nemmeno eterno, e non c’è solo l’amore fra uomo e donna, possibilmente consacrato. Si poteva amare un uomo, una donna, un albero e forse anche un asino, come dice Shakespeare.
Personalmente sono stata conquistata dalla naturalezza disarmante con cui Goliarda Sapienza ha parlato della bisessualità di Modesta: nessun giudizio, nessuna cervellotica analisi, Modesta ama e basta, tanto gli uomini quanto le donne, li desidera con la medesima passione, non si pone problemi di genere.
Sono donna, e per me la normalità è amare l’uomo e la donna.
È così, Modesta, libera e liberatoria. Viva nella maniera più piena.
Potrei parlare all’infinito di L’Arte della Gioia e comunque mi sembrerebbe di non averne parlato abbastanza. Probabilmente anche tutto quello che ho scritto in questa mia riflessione vale poco o nulla per descriverne l’essenza. Bisogna leggerlo, punto e basta. E allora non serviranno spiegazioni.
Voglio chiudere con le parole di Angelo Pellegrino, dalla prefazione:
Goliarda scriveva come leggeva, da lettrice, scriveva per i lettori più puri e lontani, con abbandono lucido e insieme passionale, affettuoso e sensuoso, attenta ai battiti cardiaci di un’opera, più che ai concetti e alle forme.
E il battito cardiaco di L’Arte della Gioia è forte e vigoroso. Pulsa come quel frutto succoso che aspetta di essere morso.
Edizioni Einaudi
Pagine 540