Il bufalo della notte ci sogna.

Gregorio, malato di schizofrenia fin dall’adolescenza, si suicida a poco più di vent’anni. Quel che accade dopo la sua morte – le domande, i ricordi, i sensi di colpa, i misteri- viene raccontato in tempo reale e in prima persona da Miguel, il suo migliore amico di sempre. Un racconto in soggettiva che, come in una spirale sempre più stretta e scomoda, assomiglia a una discesa agli inferi.

La pazzia può essere più spaventosa della morte.

Ho letto Il Bufalo della Notte di Guillermo Arriaga in un solo pomeriggio, ora dopo ora, senza riuscire a staccarmi dal flusso delle parole e degli avvenimenti, e alla fine ne sono emersa come da un sogno oscuro e violento, un incubo popolato di simbolismi e visioni.

Miguel mi ha trascinata attraverso un senso del tempo sballato, con le sue fughe in lunghi sonni tormentati o chiudendo fuori la realtà nella famigerata stanza 803. Contraddittorio, Miguel, immaturo. Che proclama un grande amore per Tania ma sembra confondere il sentimento con il sesso (che non fa solo con lei). Tania, che è il personaggio più enigmatico, un tempo la ragazza di Gregorio, poi quella di Miguel, poi forse di entrambi o di nessuno dei due. Tania forse non è nemmeno di se stessa. Come Irena, la donna-pantera del film Il bacio della pantera, va allo zoo a rimirare i giaguari in gabbia.

Tania aveva evidenziato con il pennarello azzurro una frase: 《Prima che esseri umani, siamo animali》, al margine aveva appuntato con la sua grafia diseguale: 《E molto prima siamo demoni》.

Diseguale la grafia di Tania. Diseguale lei, diseguali un po’ tutti in questa storia sullo sfondo di Città del Messico. È davvero Gregorio, con la sua ombra intrisa di follia che ancora si allunga sui vivi dopo il suicidio, il Re Mida della distruzione? O tutto quanto è distorto, interpretato dal punto di vista di Miguel?

Me lo sono chiesto e non ho una risposta. Probabilmente il fascino di Il Bufalo della Notte sta proprio in questa sua misteriosa ambiguità. Forse le persone e i fatti sono davvero come li racconta Miguel. O forse sono solo la versione che lui ne vuole dare, quella che meglio si adatta alle sue illusioni e alle sue paure. Chissà…

Una cosa è certa: per una che come me tende all’ansia e non ha molta simpatia per gli insetti (cosa c’entrano? C’entrano, fidatevi…), questo libro è stata un’esperienza forte e immersiva.

Una curiosità: nel 2007 da Il Bufalo della Notte è stato tratto un film, con Diego Luna nel ruolo di Miguel. Non so come sia e soprattutto non so se, potendo, vorrei vederlo. Certo Guillermo Arriaga è sceneggiatore, (in particolare della Trilogia della Morte di Iñarritu) e anche regista e attore, e ciò che scrive ha già in sé il seme cinematografico, ma in effetti dubito che con un film potrei vivere lo stesso intenso coinvolgimento.

Certi libri, se letti d’un fiato, sono più di un viaggio. Sono una lunga apnea. E dopo per un po’ gira la testa.

Prendete una bella boccata di ossigeno prima di iniziare a leggere. Ricordando sempre che il bufalo della notte è vicino. E ci sogna.

Editore: Fazi

Traduzione: Stefano Tummolini

Titolo originale: El búfalo de la noche

Pagine 276

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