La aspetta qui.

Questo libro è come una di quelle persone che non si notano subito. Anzi all’inizio ci sembrano persino anonime, qualcuno che di certo ci scorderemo in fretta. Solo a un certo punto, forse quando le guardiamo davvero, forse addirittura dopo, quando già ce le siamo lasciate alle spalle, realizziamo invece che è proprio il contrario: non le potremo scordare mai, inaspettatamente hanno segnato in noi una traccia profonda.

Leggevo Amore, all’inizio, e mi chiedevo quale fosse il punto. In realtà lo aveva visto quasi subito ma non lo volevo vedere, volevo sperare che ci fosse dell’altro, un risvolto rassicurante che mi distogliesse dalla sgradevole impressione iniziale. Ma non è stato così.

Un bambino aspetta il ritorno della madre dal lavoro. Domani compirà nove anni e fantastica di torte e di trenini. La madre arriva… ed è impossibile non notarlo: lei è distratta, disinteressata, lo saluta, gli parla, gli cucina la cena, ma non lo guarda mai veramente. Pensa ad altro, al lavoro, agli uomini, ad abiti che vorrebbe comprarsi e non al compleanno del giorno dopo.

Già così il quadro è piuttosto disturbante. Poi accade l’incredibile: entrambi escono di casa, all’insaputa dell’altro. Il figlio vuole lasciare l’opportunità alla madre di preparargli in segreto la torta di compleanno, come da loro tradizione. La madre lo crede a letto e va in biblioteca per poi cambiare programma e andare da tutt’altra parte. La narrazione si snoderà in parallelo, lungo i loro due incauti percorsi notturni, scarna, minimale, un flusso di dettagli banali, che però, per contrasto, rendono tutto reale in maniera spietata. Leggevo in un pomeriggio afoso di fine agosto, eppure Hanne Ørstavik è stata capace di calarmi totalmente nel buio, nei cumuli di neve e nel gelo di una notte norvegese. Di mantenermi in un continuo stato di tensione nonostante il tono asciutto e quasi impersonale della scrittura. Una storia breve, eppure sono uscita dalle sue pagine stremata. E ancora ci penso.

Si intitola Amore, ma dove sta l’amore in questo racconto che fa così male?

C’è. In un modo sottile e inatteso. Quell’amore in cui crediamo ciecamente, quello che diamo per scontato, quello per cui non siamo preparati, che cerchiamo e perdiamo di vista, confondendolo con la solitudine, che non riconosciamo. L’amore che non sappiamo comunicare. Basterebbe così poco.

Sorprendente. Mi resterà dentro come una spina.

Mi ricordo una filastrocca di una favola》, dice lei, 《una delle cose più belle che conosco. (…) Fa così:

Lontano, lontano c’è un mare,

nel mare c’è un’isola,

nell’isola c’è una chiesa,

nella chiesa c’è una fontana,

nella fontana nuota un’anatra,

nell’anatra c’è un uovo…》

Sente che sta per piangere:

《Nell’uovo c’è il mio cuore》.

Editore: Ponte alle Grazie

Traduzione di Luigi Spagnol

Titolo originale: Kjærlighet

Pagine 126

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