
Chi è Virginia Woolf ? direi – una creatura umana libera, coraggiosa. E se è finita in vicoli ciechi, erano strade che cercava – molte delle quali ha lasciato aperte per noi.
Più o meno proprio a marzo di un anno fa, questo libro è stato il mio fedele compagno durante un periodo complicato e faticoso. Mi svegliavo prestissimo in una casa non mia e, approfittando del tranquillo lasso di tempo in cui ero l’unica ad essere in piedi, mi sedevo in una poltrona, nella cucina silenziosa, con un caffè caldo, pronta per leggere. Ogni giorno lo iniziavo insieme a Virginia.
Ho voluto che la mia biografia di Virginia Woolf, più che il racconto dettagliato dei suoi giorni, fosse un ritratto che si fondava su dettagli di prima mano – i diari, le lettere, i romanzi, i frammenti autobiografici, le sue prime prove di scrittura poi raccolte postume. E questo perché mentre scrivevo non potevo smettere di sentire la sua voce così sospettosa dello stile “biografico”.
Possiedo la mia anima era già stato pubblicato nel 2006 e, a quindici anni di distanza, Feltrinelli lo ha riproposto in una bella edizione tascabile, con una copertina in cui dominano i colori tenui del giallo e dell’azzurro polvere e il celebre profilo di Virginia Woolf, in uno dei suoi ritratti fotografici giovanili più noti e più utilizzati. L’impressione generale è di grazia e quiete, le stesse sensazioni che ho provato io leggendo, in quelle mattine solitarie, e l’atmosfera che permea l’intero libro. Una vita raccontata con gentilezza ed empatia. Nadia Fusini ci immerge nella vita di Virginia come in un romanzo appassionante e soprattutto ne rievoca la voce, la sua esistenza si ricostruisce come nei suoi scritti, attraverso di essi, lungo flussi di ricordi, esperienze, persone, ispirazioni, luoghi. Virginia rivive e comprendiamo qualcosa di più, solo un po’, della sua complessità, accompagnandola, camminando accanto ai suoi pensieri.
Questa è certamente, credo, l’ultima ora di pace.
Tra le pagine che mi hanno suscitato l’emozione più profonda, ci sono quelle – tristemente attuali – della parte finale, quando la guerra cala sulla quotidianità di Virginia come un’ombra oscura e minacciosa. Il suo smarrimento, la sua angoscia sono palpabili e commuovono, fanno male. Virginia che immagina come possa essere venire colpiti da una bomba, che non può più viaggiare per incontrare gli amici, che si sente privata dei suoi lettori in un momento in cui nessuno ha tempo per leggere… Via via, è come se venisse svuotata di tutto ciò che la nutriva e sosteneva. Un anno fa mi aveva colpito al cuore, oggi, per ovvi motivi, mi turba ancora di più. Alla luce di ciò Tra un atto e l’altro, ultimo romanzo di Virginia pubblicato postumo, assume ulteriori suggestivi significati. Mi ha affascinata scoprire che una delle sue scene più inquietanti e disturbanti – il serpente e il rospo – riproduce qualcosa che la scrittrice aveva veramente visto nel proprio giardino. La sua abilità nell’utilizzare e trasformare a livello narrativo quell’immagine carica di metafore toglie il fiato. Era immensa, senza se e senza ma.
Virginia scrive per salvarsi l’anima. La propria. Ma anche per salvare la nostra.
In quella cucina di una casa non mia leggevo di Virginia ogni mattina e quel libro dai colori tenui giallo e blu polvere resta un caro ricordo. Aperto e riaperto, sottolineato (sì, io lo faccio). Vissuto. Sta lì, sullo scaffale dedicato ai titoli a tema, che continuano ad aumentare, perché il tempo passa ma il mondo non vuole smettere di leggere le sue opere e di scrivere su di lei.
Cara Virginia, te ne sei andata da ottantun anni e le tue parole ci salvano ancora.
L’intero mondo è un’opera d’arte. E noi ne siamo parte. Amleto, o un quartetto di Beethoven, sono la verità di quel vasto insieme che chiamiamo mondo. Ma non c’è Shakespeare, non c’è Beethoven, non c’è Dio, noi siamo parole, noi siamo la musica. Noi la cosa stessa.
(Edizione Feltrinelli febbraio 2021
Pagine 390)